Le comunità di accoglienza per minori sono il luogo dove la casa diventa famiglia per dare ospitalità a bambini e bambine, ragazzi e ragazze provenienti da contesti sociali disagevoli o situazioni familiari a rischio, oppure arrivati da paesi in guerra, afflitti da carestie o sottoposti a regimi ingiusti e giunti nel nostro paese senza una figura di riferimento adulta.
Ponendosi come centri di aggregazione giovanile nei quartieri più difficili e poveri delle città, l’obiettivo di queste realtà è offrire ai ragazzi un rifugio sicuro per difenderli dai rischi della strada, prevenire l’insorgere di fenomeni devianti che possono comprometterne la crescita e lo sviluppo ed aiutarli nella definizione di un progetto di vita e di realizzazione personale. L’accoglienza si basa infatti sulla creazione di un clima familiare che renda possibile la costruzione di legami affettivi stabili e di relazioni significative.
Tuttavia, in questo periodo emergenziale che si protrae ormai da oltre un anno, è stato più volte osservato come, dal punto di vista emotivo, proprio i bambini e gli adolescenti siano coloro che stanno scontando maggiormente il prezzo dell’isolamento e delle restrizioni resi necessari dalla diffusione della pandemia.
La didattica a distanza e l’interruzione delle attività culturali, sportive e di socializzazione hanno posto i ragazzi in uno stato di sospensione di tutti quei rituali che caratterizzano la crescita, fondamentali per lo sviluppo dell’identità personale, per la definizione dei rapporti con coetanei e adulti e per la partecipazione alla società civile. Se questo è vero per la stragrande maggioranza dei teenagers italiani, lo è ancor di più per quanti di loro vivono anche in una situazione di disagio sociale.