La pandemia globale ha avuto un impatto enorme sull’istruzione. Mentre le scuole di ogni ordine e grado guardano avanti, al prossimo anno scolastico e al ritorno in aula, gli educatori sanno di avere molto da recuperare.
Secondo un sondaggio de Il Sole 24 ore, nel complesso i ragazzi si sono detti meno soddisfatti della Didattica a Distanza rispetto alle metodologie tradizionali: 7 studenti su 10 hanno osservato come il livello di preparazione raggiunto attraverso le lezioni a distanza sia inferiore a quello che avrebbero ottenuto trovandosi a scuola in presenza. Una percentuale ben più consistente, la metà degli intervistati, afferma che la DaD è efficace solo per il recupero o per il consolidamento di argomenti precedenti, mentre poco meno di un ragazzo su tre pensa che sia valida per l’apprendimento di nuove nozioni.
L’esperienza della Didattica a Distanza è stata però vissuta in modo diverso, a seconda del tipo di scuola frequentata e, in merito a questo, il rapporto mostra dei dati interessanti: i ragazzi degli istituti professionali hanno avuto a disposizione meno strumenti tecnologici, hanno potuto seguire le lezioni più a singhiozzo, ma alla fine sono stati i più soddisfatti di questo “esperimento forzato” e sono coloro che sarebbero disposti a continuare con questo metodo. Addirittura, il 36% degli studenti professionali, contro il 21% dei liceali, dichiara di concentrarsi meglio nel seguire le lezioni in DaD.
Resta da capire se la cattiva percezione della DaD sia quindi legata alla scarsa soddisfazione dei ragazzi rispetto allo svolgimento delle consuete attività in presenza o se il problema sia di natura più strettamente tecnologica, ovvero legato all’inadeguatezza degli strumenti a disposizione.
Non è stata la scuola a creare il gap tecnologico, ma le necessità imposte dall’emergenza sanitaria lo hanno amplificato, facendo emergere la grande diversità di opportunità che persiste fra le famiglie dei giovani italiani. La maggior parte di chi frequenta il professionale, infatti, proviene da contesti con basso status socio-economico e in casa sono presenti meno pc per persona e meno tablet: il 15% dei ragazzi al professionale aveva a disposizione solo uno smartphone per seguire le lezioni, una percentuale quintupla rispetto ai coetanei liceali; inoltre, solo la metà degli studenti professionali intervistati ha seguito le lezioni tutti i giorni per almeno la metà delle ore che avrebbe dovuto trascorrere in aula, contro il 78% dei compagni liceali.
Se c’è un aspetto positivo, però, è l’adozione delle nuove tecnologie digitali che le scuole hanno implementato per supportare l’apprendimento a distanza e che ora può contribuire a creare un ambiente di studio innovativo e interconnesso.